L’ascesa del fascismo

Poiché la crisi aveva avvicinato gran parte della popolazione ai partiti socialista e comunista, la piccola e media borghesia, i grandi imprenditori e i proprietari terrieri cominciarono a temere che potesse verificarsi anche in Italia una Rivoluzione come quella russa. Spaventati, iniziarono a sostenere il partito che sembrava dare più sicurezza e che apertamente era contrario al socialismo: i Fasci di combattimento. Oltre alla borghesia, Mussolini godeva anche dell’appoggio dei reduci, che entravano spesso a far parte delle “squadre d’azione” col compito di punire le organizzazioni di sinistra con la violenza.

Alle elezioni del 1921 i Fasci ottennero un grande risultato e il nome del movimento fu trasformato in Partito nazionale fascista.

Consapevole di avere ormai un grande seguito, Mussolini organizzò nel 1922 la marcia su Roma, un colpo di Stato per far cadere il governo. Il re Vittorio Emanuele III anziché ostacolarlo gli offrì l’incarico di formare il governo. Da questo momento Mussolini, che si faceva chiamare duce, inizierà a porre le basi per la sua dittatura.

Nei primi tempi, per allargare il consenso, finse di rispettare la legalità, ma creò due organismi nuovi: il Gran Consiglio del Fascismo, composto dalle persone a lui più fedeli, e la Milizia nazionale (camicie nere) un corpo armato col compito di reprimere tutti gli oppositori.

Nel 1924 alle nuove elezioni i fascisti trionfarono, grazie a minacce e violenze. Il deputato socialista Giacomo Matteotti, che osò denunciare i brogli elettorali, pochi giorni dopo fu rapito e ucciso per ordine di Mussolini.

Nel 1926 furono emanate le leggi fascistissime che cancellarono la libertà di stampa e associazione, il diritto di sciopero, tutti i partiti e i sindacati. L’unico partito ammesso era quello fascista. Vennero creati anche un Tribunale speciale e l’OVRA, un servizio di spie che denunciavano gli avversari al regime fascista. Tutti i poteri dello Stato passarono a Mussolini e al suo Partito. I sindaci nei comuni furono sostituiti con i podestà fascisti nominati dal governo.

Nel 1929 Mussolini firmò con la Chiesa i Patti Lateranensi che riconoscevano come Stato Città del Vaticano. Nei Patti era contenuto anche un Concordato che faceva della religione cattolica una religione di Stato.

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