Il nazionalismo
Con il colonialismo si diffuse tra le diverse classi sociali il nazionalismo, cioè l’idea che la propria nazione debba essere superiore alle altre, dimostrando la propria grandezza e imponendo il suo dominio.
Il colonialismo, che in realtà arricchiva solo la grande borghesia, venne presentato al popolo come un vantaggio per tutto il Paese, mentre i partiti socialisti che lo avversavano vennero accusati di essere nemici della patria.
Ben presto si sviluppò il razzismo nei confronti degli indigeni delle colonie. Esso era basato su questi punti:
- esistono le razze
- la razza migliore va protetta ed è destinata al comando, le altre razze vanno dominate e sottomesse
- i popoli delle colonie privi di conoscenze tecnico – scientifiche sono inferiori e devono essere “civilizzati” anche con la forza.
Il diffondersi del razzismo in Europa portò anche a una nuova ripresa dell’antisemitismo, cioè dell’odio verso gli ebrei. Per secoli gli ebrei erano stati discriminati, ma a partire dalla Rivoluzione francese l’idea di uguaglianza aveva prevalso e gli ebrei erano stati assimilati ( integrati nella società).
Ora però riprendeva l’antisemitismo in tutta Europa e gli ebrei vennero accusati ingiustamente delle peggiori colpe. In Russia il governo massacrò la comunità ebraica con i pogrom, incendi e saccheggi dei villaggi.
Come conseguenza a questi fatti tra gli ebrei nacque il sionismo, un movimento che voleva il ritorno degli ebrei sparsi in tutto il mondo verso un’unica terra d’origine dove vivere: la Palestina.